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Foro di Traiano
Il Foro di Traiano è l'ultimo in ordine cronologico dei Fori Imperiali di Roma, nonché il più grandioso.
Storia
Edificazione
Venne eretto per ordine dell'imperatore Traiano con il ricchissimo bottino ricavato dalla conquista della Dacia, conclusasi nel 106. I Fasti Ostiensi ci informano che il Foro venne inaugurato nel 112, e la Colonna di Traiano nel 113.
Per realizzare questo complesso monumentale fu necessario compiere un ampio lavoro di sbancamento, eliminando la sella che congiungeva il Campidoglio al Quirinale e che chiudeva la valle dei Fori Imperiali verso il Campo Marzio[1].
È possibile che i lavori di sbancamento fossero stati già iniziati sotto Augusto (in occasione del completamento del Foro di Cesare) e che fossero poi ripresi in modo più ampio da Domiziano. Il progetto del Foro è stato ipotizzato opera dell'architetto Apollodoro di Damasco, che aveva accompagnato l'imperatore nella campagne daciche. Per realizzare il nuovo Foro vennero anche demoliti l'Atrium Libertatis (le cui funzioni passarono ad una delle absidi della Basilica Ulpia, che nella Forma Urbis Severiana reca la scritta LIBERTATIS) e un tratto delle mura Serviane, entrambi collocati probabilmente sulla sella eliminata.
Contemporaneamente al Foro, anche per contenere il taglio delle pendici del Quirinale, vennero innalzati i Mercati di Traiano, un complesso di edifici con funzioni prevalentemente amministrative e di archivio, collegato alle attività che si svolgevano nel foro, e fu inoltre rimaneggiato il Foro di Cesare, dove si eresse la Basilica Argentaria e venne ricostruito il tempio di Venere Genitrice.
Significato del Foro nella propaganda imperiale
Un'interpretazione del Foro vedeva in esso una trascrizione monumentale della pianta tipica degli accampamenti militari, quale preciso segnale della politica traianea impostata sulla componente bellica. Sebbene questa interpretazione sia stata poi superata[2], la decorazione del complesso è una celebrazione dell'esercito vittorioso e soprattutto una celebrazione delle virtù del suo comandante, lo stesso imperatore, protagonista delle scene di guerra rappresentate nei rilievi scultorei e raffigurato nelle statue, quella in cima alla Colonna Traiana (oggi sostituita da quella di san Pietro) e quella equestre più grande del vero al centro della piazza. Anche alcuni indizi epigrafici[3] suggeriscono una glorificazione di Traiano legata al suo ruolo di vittorioso generale. Vi sono tuttavia anche elementi che sottolineano la pacificazione ottenuta con la vittoria che la pura e semplice gloria militare.
Alla glorificazione e futura apoteosi dell'imperatore, determinata dalle sue virtù, alludono anche i diversi fregi figurati degli edifici del complesso, con grifoni, sfingi, Vittorie e amorini. La sepoltura di Traiano nel basamento della sua Colonna rappresentò il culmine di questo intento celebrativo.
Funzioni
Il complesso veniva utilizzato per varie funzioni: un procurator Fori Divi Traiani, ricordato in un'iscrizione rinvenuta nei Mercati, doveva amministrare le varie attività che vi si svolgevano. Sappiamo dalla Forma Urbis Severiana che una delle absidi della Basilica Ulpia aveva ereditato le funzioni dell' Atrium Libertatis, dove si dovevano svolgere le cerimonie di manomissione degli schiavi.
Certamente fu sede di cerimonie pubbliche di vario genere: vi vennero pubblicamente bruciati i documenti di archivio che contenevano la registrazione dei debiti verso il fisco condonati da Adriano, e Marco Aurelio vi tenne una vendita all'asta di beni del palazzo imperiale per finanziare le campagne militari contro Germani e Sarmati negli anni '70 del II secolo.[4]
« Dopo aver prosciugato il tesoro per questa guerra, ormai, non potendo più richiedere alcuna nuova imposta straordinaria sui provinciali, tenne una vendita pubblica nel Foro del divo Traiano di molti degli arredi imperiali, e vendette i calici d'oro, cristallo e murra, caraffe fatte per i re, le vesti di sua moglie di seta ricamate in oro, e anche i gioielli che aveva trovato in numero considerevole in un armadio sacro di Adriano. Questa vendita andò avanti per due mesi, tanto che fu realizzata una grande guantità di oro, in modo tale da poter condurre a termine la guerra contro i Marcomanni in piena conformità con i suoi piani. Diede inoltre la possibilità agli acquirenti di sapere che, qualora qualcuno di loro avesse voluto restituire il suo acquisto e recuperare i suoi soldi, avrebbe potuto farlo. Né si rese poco gentile con chi preferì non restituire ciò che aveva comprato. » | |
(Historia Augusta, Marcus Aurelius philosophus, 17, 4-5.)
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Marco Aurelio dispose, inoltre, che sempre nel foro di Traiano venissero innalzate statue in ricordo dei generali che per lui combatterono durante le guerre contro le popolazioni del nord.[5] Le basiliche erano tradizionalmente sede dei tribunali e dell'attività giudiziaria, e a questo scopo potevano servire le absidi, spazi separati e raccolti rispetto alla navata centrale. Sappiamo infine che in epoca tarda si tenevano nel Foro lezioni e attività culturali, forse nelle esedre dei portici.