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ARA PACIS & MAUSOLEO D'AUGUSTO
https://www.arapacis.it/
L'Ara Pacis Augustae è un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace nell'età augustea,[1] intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell'arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come
https://it.wikipedia.org/wiki/Ara_Pacis
Storia
(LA)
« [Cu]m ex H[isp]ania Gal[liaque, rebu]s in iis provincis prosp[e]re [gest]i[s], R[omam redi] Ti. Nerone P. Qui[ntilio c]o[n]s[ulibu]s, ~ aram [Pacis A]u[g]ust[ae senatus pro]redi[t]u meo consa[c]randam [censuit] ad campum [Martium, in qua ma]gistratus et sac[er]dotes [et v]irgines V[est]a[les ann]iversarium sacrific]ium facer[e decrevit.] »
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(IT)
« Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia [...] compiute felicemente le imprese in quelle provincie, il Senato decretò che per il mio ritorno si dovesse consacrare l'ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e dispose che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale. »
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(Res Gestae Divi Augusti, 12-2.)
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Il 4 luglio del 13 a.C., infatti, il Senato decise la costruzione di un altare dedicato a tale raggiungimento in occasione del ritorno di Augusto da una spedizione pacificatrice di tre anni in Spagna e nella Gallia meridionale.
La dedica, cioè la cerimonia di consacrazione solenne, non ebbe però luogo fino al 30 gennaio del 9 a.C., data importante perché compleanno di Livia, moglie del princeps.
Il monumento era collocato con un'entrata sull'antica via Flaminia e una verso il Campo Marzio. Nel II secolo d.C. il livello della zona si alzò notevolmente e l'ara dovette essere circondata da un muro di mattoni: ormai sporgeva dal terreno solo a partire dai fregi figurati.
La scoperta dei primi blocchi scolpiti, appartenenti all'altare, risale al 1568, sotto Palazzo Peretti in via in Lucina, sito di un teatro, in seguito trasformato in un cinema. Questi rilievi presero varie strade: per esempio la Saturnia tellus entrò nelle collezioni medicee e finì agli Uffizi.
Altri scavi risalgono al 1859, quando furono recuperati il rilievo di Enea e la testa di Marte del rilievo del Lupercale. Nel 1879 van Duhn riconobbe i frammenti come provenienti dall'Ara di Augusto. Nel 1903 e nel 1937-1938 furono intrapresi scavi regolari, conclusi quando, ricomposte tutte le parti (non senza alcune inesattezze, come l'orientamento dell'altare), l'altare fu collocato in un padiglione appositamente costruito presso il Mausoleo di Augusto, a ridosso del lungotevere nel luogo dove sorgeva la dogana del Porto di Ripetta, e ad una certa distanza dal luogo dove doveva originariamente trovarsi (ovvero sotto il palazzo Fiano-Peretti). L'inaugurazione del nuovo museo avvenne il 23 settembre 1938, in occasione del bimillenario augusteo.
Descrizione
L'aspetto dell'Ara Pacis è stato ricostruito grazie alla testimonianza delle fonti, agli studi durante gli scavi e alle raffigurazioni su alcune monete romane.
L'Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato (m 11,65 x 10,62 x h 3.68), elevato su basso podio, nei lati corti del quale si aprivano due porte, larghe 3,60 metri, a cui si accedeva da una rampa di nove gradini; all'interno, sopra una gradinata, si ergeva l'altare vero e proprio. La superficie del recinto presenta una raffinata decorazione a rilievo, esterno e interno. Nelle scene la profondità dello spazio è ottenuta mediante differenti spessori delle figure.
Quattro pilastri angolari corinzi, più altri quattro ai fianchi delle porte, sono decorati sull'esterno da motivi a candelabra e lisci all'interno. Essi sostengono l'architrave (interamente ricostruita, senza parti antiche) che, secondo le raffigurazioni monetarie, doveva essere coronata da acroteri.
L'Ara Pacis è un monumento chiave nell'arte pubblica augustea, con motivi di origine diversa: l'arte greca classica (nei fregi delle processioni), l'arte ellenistica (nel fregio e nei pannelli), l'arte più strettamente "romana" (nel fregio dell'altare). L'aspetto era quindi eclettico e la realizzazione fu certamente opera di botteghe greche.
L'aspetto politico-propagandistico è notevole, come in molte opere dell'epoca, con i legami evidenti tra Augusto e la Pax, espressa come un rifiorire della terra sotto il dominio universale romano. Inoltre è esplicito il collegamento tra Enea, mitico progenitore della Gens Iulia, e Augusto stesso, secondo quella propaganda di continuità storica che voleva inquadrare la presa di potere dell'imperatore come un provvidenziale ricollegamento tra la storia di Roma e la storia del mondo allora conosciuto. Non a caso Gaio e Lucio Cesari sono abbigliati come giovanetti troiani, così come è illuminante l'accostamento tra il trionfo di Roma e la Saturnia Tellus, l'età dell'oro.
Il mausoleo di Augusto è un imponente monumento funerario del I secolo a.C., di pianta circolare, situato a Roma. Originariamente occupava parte dell'area nord della zona chiamata Campo Marzio.
Storia
Il mausoleo venne iniziato da Augusto nel 29 a.C. al suo ritorno da Alessandria, dopo aver conquistato l'Egitto e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo. I riferimenti all'ellenismo, oltre alle scelte politiche di Ottaviano, trovano conferma nella decisione di erigere una sepoltura dinastica simile sia a quella di Alessandro Magno che al Mausoleo di Alicarnasso, costruito attorno al 350 a.C. in onore al re Mausolo.
Il primo ad essere stato seppellito nel Mausoleo fu Marco Claudio Marcello, il nipote di Augusto morto nel 23 a.C., insieme alla madre di Augusto, Azia minore. Seguirono poi Marco Vipsanio Agrippa, Druso maggiore, Lucio e Gaio Cesare. Augusto venne sepolto nel 14, seguito da Druso minore, Germanico, Livia e Tiberio. Non sappiamo se Vespasiano e Claudio vennero sepolti qui. Caligola posò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli Nerone Cesare e Druso Cesare; in seguito vi furono portati i resti dell'altra sorella, Giulia Livilla. Nerone, come in precedenza la figlia di Augusto, Giulia maggiore, venne escluso dalla tomba dinastica.
L'ultimo ad essere seppellito all'interno del Mausoleo fu Nerva, nel 98. Il suo successore, Traiano, venne infatti cremato e le sue ceneri vennero poste in un'urna d'oro ai piedi della Colonna Traiana.
Dopo essere stato deturpato da secoli di saccheggi ed essere stato tramutato addirittura in una terrazza per la coltivazioni di viti, tra il 1936 e il 1938 venne liberato dal progressivo interramento della struttura. Il Mausoleo si trova oggi al centro della sistemazione urbanistica, in ordine con il piano regolatore del 1931 che prevedeva la sistemazione del Mausoleo, realizzata dall'architetto Vittorio Ballio Morpurgo negli anni a cavallo tra il 1937 e il 1940.
Struttura
Il monumento, devastato da secoli di saccheggi e definitivamente liberato dagli scavi solo nel 1936, non ha tuttora una pianta ben definita.
La complessa struttura a piani sovrapposti è determinata da un basamento in travertino alto 12 metri e forse terminato in alto da un fregio dorico a metope e triglifi, sul quale poggia l'edificio circolare composto da sette anelli concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Altre due linee di muri formavano una seconda serie di concamerazioni. Vi era infine il primo ambiente praticabile, al termine del lungo corridoio d'ingresso: un settore ad arco di cerchio, fronteggiato in origine da un muro di grande altezza e spessore rivestito di travertino, nel quale si aprivano due ingressi. Questo muro, conservato in piccola parte, costituisce certamente la sostruzione di un tamburo che doveva emergere dal tumulo, creando un secondo ripiano: siamo quindi di fronte ad una struttura complessa, a piani sovrapposti. Al di là del muro un corridoio anulare praticabile reggeva la cella anch'essa circolare, munita di un ingresso assiale e di tre nicchie simmetriche, in corrispondenza degli assi. Al centro un grande pilastro conteneva una stanzetta quadrata, che dovrebbe corrispondere alla tomba di Augusto, in significativa corrispondenza con la statua bronzea dell'imperatore che sorgeva alla sommità del pilastro.
Davanti all'ingresso furono posti i due pilastri con affisse le tavole bronzee sulle quali era incisa l'autobiografia ufficiale dell'imperatore (Res gestae Divi Augusti) la cui copia, incisa sul tempio di Augusto e di Roma ad Ankara e in edifici di altre province, è giunta fino a noi.
I due obelischi portati dall'Egitto per ornare l'ingresso del mausoleo sono stati successivamente riutilizzati e si trovano tuttora nella piazza del Quirinale e in quella dell'Esquilino. La tomba era ispirata a modelli orientali ed etruschi, che sulla sommità erano ricoperti di terra con piante sempreverdi. Alberi di cipresso sono stati piantati alla sommità nei recenti tentativi di restauro, ma il rudere rimane essenzialmente irriconoscibile, essendo stato assoggettato, nella sua lunga storia, a trasformazioni, forse più di qualunque altro monumento romano. Infatti è stato trasformato in fortezza, usato come cava di materiali, come vigneto, come arena per la corrida dei tori, come teatro e nell'Ottocento anche come ospizio per vecchie signore indigenti. Nel 1936 veniva ancora utilizzato come sala per concerti.
Per figurarci il sepolcro com'era originariamente, immaginiamo una grande recinzione muraria intorno alla base, e, al di sopra, due o più tronchi di cilindro sovrapposti, contornati da colonne. Il tutto rivestito di marmo e culminante in una statua di Augusto (La grande Guida di Roma di Mauro Lucentini)