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Basilica Santa Maria degli Angeli (P.zza Repubblica)

File:3222 - Roma - Santa Maria degli Angeli - Interno - Foto Giovanni Dall'Orto 17-June-2007.jpg

Santa Maria degli Angeli e dei Martiri è una basilica romana che si trova in piazza della Repubblica. Il cardinale Presbitero del Titulus S. Mariae Angelorum in Thermis è William Henry Keeler.

 

 Storia

La dedica ai martiri fu aggiunta in quanto l'agiografia cristiana affermava che le terme erano state costruite da cristiani resi schiavi.

L'edificio è il risultato della sistemazione, ad opera di Michelangelo Buonarroti, dell'aula centrale delle Terme di Diocleziano (1562), su richiesta di papa Pio IV e del sacerdote siciliano Antonio del Duca, zio del fedele discepolo di Michelangelo, Jacopo del Duca.

La basilica è stata creata per volontà di Antonio Del Duca, grazie ad una visione dell'estate del 1541 vide una "luce più che neve bianca" che si ergeva dalle Terme di Diocleziano con al centro i sette martiri (Saturnino, Ciriaco, Largo, Smaragdo, Sisinnio, Trasone e Marcello papa), questo lo avrebbe convinto che doveva sorgere un tempio deditato ai sette Angeli, quindi segnò il nome dei sette angeli sulle collonne all'interno del frigidarium. Così cominciò ad ideare una possibile costruzione della chiesa dedicata ai sette angeli ed ai sette martiri, ma il pontefice Paolo III non sostenne l'idea.[1]

Nel 1543 Antonio del Duca fece realizzare un quadro raffigurante la Madonna fra sette angeli, copia del mosaico della Basilica di San Marco. Il dipinto è attualmnte posto al centro dell'abside della basilica di Santa Maria degli angeli e dei martiri. Tuttavia per vedere, seppur brevemente, attuato il sogno di vedere costruita quest'ultima basilica, Antonio dovette aspettare che fu eletto Giulio III, sogno che durò brevente dato che i nipoti del papa realizzarono un territorio di caccia e maneggio per cavalli all'interno delle terme. Tuttavia col pontificato di Marcello II e di Paolo IV venne realizzata la basilica.[1]

La chiesa così nacque con la bolla pontificia del 27 luglio 1561 col nome "Beatissimae Virgini et omnium Angelorum et Martyrum.[1]

Michelangelo si limitò a restaurare l'aula del tepidarium, dimostrando un atteggiamento moderno e non distruttivo nei confronti dei resti archeologici, delimitando, con pochi setti murari[2], tre campate contigue coperte a crocera, a cui sono aggiunte due cappelle laterali quadrate, e creando così un edificio ecclesiastico singolare per la sua epoca, con una spazialità dilatata lateralmente anziché longitudinalmente, nonostante il parere dei committenti.

Nel XVIII secolo si segnalano i lavori di Luigi Vanvitelli (1750), che decorò nello stile dell'epoca il sobrio interno michelangiolesco mutando completamente le caratteristiche dell'architettura michelangiolesca del cui aspetto interno non rimane alcuna documentazione[3].

Vanvitelli curò anche il trasporto a Santa Maria degli Angeli delle grandi pale d'altare della basilica di San Pietro in Vaticano, sostituite da copie a mosaico per ragioni conservative (erano minacciate dall'umidità). Santa Maria degli Angeli risultò così una ricchissima pinacoteca con opere dal XVI al XVIII secolo, dal Martirio di San Sebastiano del Domenichino, alla Caduta di Simon Mago di Pompeo Batoni, al Battesimo di Gesù di Carlo Maratta, alla Messa di San Basilio di Pierre Subleyras. Nel transetto è anche collocata una pala di Giovanni Odazzi.

La facciata vanvitelliana fu demolita nel 1911, per riportare in vista la nicchia del calidarium.

Nella chiesa sono sepolti Salvator Rosa, Carlo Maratta, Armando Diaz, Paolo Emilio Thaon di Revel, Vittorio Emanuele Orlando e Papa Pio IV. Attualmente è spesso usata per funerali di stato o di personaggi dell'Esercito Italiano. La Basilica è stata la cornice del matrimonio di Vittorio Emanuele III di Savoia re d'Italia e della principessa Elena del Montenegro figlia del re Nicola del Montenegro. Nell'annesso convento dei Certosini, anch'esso ricavato dalle terme di Diocleziano, è stata sistemata una delle sezioni del Museo nazionale romano.

Con l'Unità d'Italia vennero allontanati i padri certosini dalla chiesa e dal relativo convento, in un primo momento la zona conventuale fu lasciata ai militari, indi ai frati di San Francesco da Paola ed infine al clero diocesano. Con le nozze di Vittorio Emanuele III questa basilica divenne chiesa di Stato, rango che conserva tuttora. Il 20 luglio 1920 Benedetto XV elevò la chiesa a basilica minore.[4]

 Il progetto michelangiolesco[5]

La trasformazione della zona termale in chiesa fu affidata a Michelangelo da Paolo IV. Michelangelo all'epoca stava lavorando alla Basilica di San Pietro.

Michelangelo intervenne tuttalpiù nella zona intorno al transetto, realizzando una croce greca lasciando inalterati come assi ortogonali il vestibolo (l'ex ninfeo di passaggio verso il calidarium) ed il coro (zona della natatio). Al tempo michelangiolesco esistevano tre ingressi, due ai lati del transetto, uno sull'esedra.

I lavori proseguirono anche dopo la morte di Michelangelo a cura di Giacomo Del Duca, nipote di Antonio. I lavori si protrassero fino alla metà del XVIII secolo quando furono chiuse le entrate laterali del transetto mediante le cappelle di San Bruno e la cappella Niccolò Albergati.



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